VANITY UNFAIR Marina di Pisa

VANITY UNFAIR Marina di Pisa

La Mostra

Un proverbio inglese afferma che “Se un uomo ha una grande idea di sé stesso, si può essere certi che sia l’unica grande idea che abbia avuto in vita sua” e pone così l’accento sull’inconsistenza e la vacuità della Vanità nell’essere umano. Nel suo significato più moderno la Vanità è considerata come una forma di autoidolatria , ma nel sentir comune non sono escluse alcune sue accezioni più positive come ad esempio il credere intensamente in se stessi o il valorizzarsi al massimo sotto ogni punto di vista. In questo senso specifico l’esser vanitosi diviene paradossalmente quasi un dovere di chiunque voglia guadagnarsi una posizione in una società competitiva come quella contemporanea. 

Qual è quindi il sottile confine, tra chi ogni mattina può guardarsi fiero allo specchio, provando a se stesso la propria integrità morale, e chi invece si sente appagato solo di fronte alla propria immagine riflessa dallo specchio più grande della società in cui vive? E’ la nostra immagine reale che viene riflessa in entrambi i casi o è piuttosto il risultato di innumerevoli strati di trucco di scena? Nessuno di noi può dirsi immune dalla vanità. Essa è spesso la base, il motore delle nostre azioni, dei nostri atteggiamenti, è il nostro modo di porci al prossimo affinché riconosca ciò che noi siamo o presumiamo d’essere. Eppure, siamo profondamente infastiditi da quella altrui. La vanità di chi ci sta di fronte è un castello di carte da smontare, un volto da smascherare. La Vanità, la nostra, è la presunzione di riuscire a farlo con un gioco sleale, per il quale le regole valgono solo per gli altri e non per noi stessi ….Vanity Unfair. Citando: ” Chi scrive contro la vanità vuole la gloria di avere scritto cose giuste, e i suoi lettori la gloria di leggere cose giuste, … e io che scrivo questo ho lo stesso desiderio, come forse anche coloro che lo stanno leggendo”… sacrosanta considerazione di Blaise Pascal. Francois de La Rochefoucauld ipotizzava addirittura che “La Virtù non farebbe tanta strada se la Vanità non le tenesse compagnia”. Per contro, Ambrose Bierce definisce la Vanità come”il tributo di un imbecille ai meriti dell’asino più prossimo”. A questa seconda edizione della Mostra Internazionale d’arte contemporanea,”Quando la Materia si rigenera ad Arte”,vorremmo lasciare ai nostri artisti il compito di interpretare e rappresentare la Vanità sotto qualunque aspetto ritengano più vicino alla propria creatività e sensibilità. Vorremmo lasciare a loro il compito di districarne il significato ambiguo nella società contemporanea attraverso ogni mezzo espressivo e l’utilizzo di ogni genere di materiale. La Vanità e la Presunzione nell’essere umano (nel loro aspetto più negativo) lo pongono al centro della propria attenzione distraendolo da quella dovuta all’ambiente nel quale vive e nel quale opera. Anche quest’anno si porrà quindi l’accento sull’atto della “rigenerazione”della materia in opere d’arte: non sussisteranno più differenze tra un blocco di marmo ed un pneumatico, tra una tela dipinta ed un qualunque altro tipo di supporto utilizzato per la rappresentazione della propria creazione. Il momento artistico diviene il pretesto per la nascita di una nuova opera d’arte ed allo stesso tempo per la rinascita della materia che acquisisce nuova vita. Riciclo e creatività sono la ricetta proposta per la valorizzazione del nostro territorio e un invito alla sua salvaguardia.